Normalmente quando arrivo in ufficio le
ragazze sono tutte seriose e indaffarate. Stamattina te le trovo con gli occhi
che sbrillucciccano, le guance rosate e la faccia furbetta. Capisco che è
successo qualcosa, ma sono nuova e non conosco le dinamiche
dell’ufficio.
“Michi già che sei lì, mi fai questa
fotocopia?” mi chiede la Collega 1 nascondendo a stento la ridarella.
Penso a uno scherzo, penso sia ubriaca, ma
sono appena arrivata, non so cosa sia più probabile. Mi avvio incerta alla
fotocopiatrice e distrattamente mi cade l’occhio sul foglio che mi ha appena
allungato, dove c’è scritto: “Guarda nel cestino della carta.”
Scruto attenta e cosa ti vedo nel bidone,
bella distesa e inequivocabile? La fotocopia di quello che a una prima occhiata
potrebbe sembrare un fondoschiena. Mi piego per osservare meglio, sono
incredula. Osservo scrupolosamente, ma l’immagine è chiara, nitida, impossibile
dubitare: è un culo. Al di là di ogni incertezza o di ogni
possibile interpretazione. Alzo gli occhi, intorno a me solo persone che ridono,
seminascoste dai pc.
Inutile dire che nel giro di mezz’ora é già
partito il toto-culo per capire chi sia il soggetto della copia; un veloce giro
di mail scatena un movimento che non ti dico, mai vista tanta gente passare per
l’ufficio. Chi entra dà uno sguardo al cestino, scuote la testa sbigottito, si
gratta il mento, la testa, magari le orecchie e poi butta lì un nome.
La Collega 2, precisina com’è, prende subito
nota senza però mancare di dire la sua: “No, non può essere, quello c’ha la
chiappetta moscia” “No, ma che dici, quell’altro c’ha il culo a virgola”, tanto
che ho capito che non si intende solo di partita doppia.
Poi verso le 11.00, la svolta: Mariolino, il
radiologo, prende la fotocopia con aria professionale, la osserva un momento e
poi fa un nome: niente tentennamenti, zero dubbi, sicurezza a mille. Gli altri
tacciono, riflettono un momento e poi, finalmente, la proclamazione: il
toto-culo è finito e Mariolino è il vincitore indiscusso; come premio può tenere
la fotocopia. Grandi paccate sulla spalla, congratulazioni al trionfatore, frasi
di rito come “Sì, l’avevo capito subito anch’io, volevo dirlo ma poi…” e alla
fine Mariolino, orgogliosissimo, se ne va con il suo trofeo.
Sembrava finita lì e poi invece… riecco la
Collega 2, quella che sta sempre a guardare il pelo e che se ne esce con un, “No
è che mi chiedo… ma come avrà fatto Mariolino a riconoscerlo così, a colpo
d’occhio?”
Neanche a dirlo: tempo 10 minuti e ti riparte
un altro toto-perché, che poi uno si chiede come si possa trovare anche il tempo
di lavorare. Tra le spiegazioni più gettonate:
-
Mariolino faceva le capriole sulla fotocopiatrice con il soggetto della
copia;
-
Mariolino non ha bisogno di apparecchi per fare le radiografie perché usa
quegli occhiali che ti fanno vedere le persone senza vestiti;
-
Mariolino ha solo tirato a indovinare e ci ha presi tutti per il
culo.
Mentre ci accapigliamo per difendere le nostre
teorie, tirando in ballo anche i fenomeni paranormali e i tessuti che non sono
più quelli di una volta e sotto una certa luce diventano trasparenti (facendo
anche le prove controluce), entra il capufficio, ovvero l’ormai smascherato
soggetto della fotocopia; porge un plico alla Collega 1 e chiede: “Mi
fotocopi tutto, per cortesia?”
Quando si dice che uno se le va a cercare. E’
stato come togliere il detonatore a una bomba. Immediato e fragoroso lo scoppio
di risa, contagioso più delle piattole, irrefrenabile come una
cascata.
Mentre siamo ancora piegati in due dalle
risate, entra il capo dei capi, un po’ spettinato e vistosamente infastidito e
fa: “E alòra, siam mica al mercato qui… essù che c’è gente che c’ha da dormire…”
e se ne torna disgustato nel suo ufficio.
Che dire… é sempre bello vedere che la
professionalità è ancora un valore.
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