martedì 3 aprile 2012

Anche te però…


Alzi la mano chi di voi pensa che fare shopping con una donna sia più faticoso di una giornata in miniera. Tutti? Bene. Tutti quelli che hanno alzato la mano non hanno evidentemente mai provato a fare spese con due amici maschi.
Se poi lo scopo della missione è quello di comprare un vestito da cerimonia per uno dei due, pensateci su e ditemi se non preferireste andare a raccogliere pomodori per tutto il week end. Ci andreste, eccome se ci andreste. E pure gratis.
Allora, succede che Simone (vedi post 94), viene invitato a far da testimone di nozze. Allora noi, suoi solerti amici, cioè Gianluca (vedi post 95 e 110) e io (vedi post da 1 a 115), ci si offre prontamente di accompagnarlo.
Dall’uscita “Dài che bello, ti accompagniamo noi a prendere il vestito”, si doveva già aver capito che proprio una volpe non sono. Dal calcio mollatomi sotto il tavolo da Gianlu si doveva invece capire che ho proprio avuto un’idea del caspita.
Allora, tanto per esser chiari: Gianluca è uno che si rimira in tutte le superfici riflettenti, che ti sa dire la stagione esatta in cui Dolce&Gabbana ha anche solo pensato di creare quel pantalone nero con la pieghina un po’ così, uno nel cui vocabolario figurano parole come gessati cardati, cinture di pelle di cavallino e scarpe di suède. E’ l’unico che conosco che abbia più camicie di me, che le conservi in ordine di nuance e che riesca a pronunciare senza ridere termini come “pelle di vacchetta”.
Simone invece è uno convinto di essere vestito bene quando ha tutti e due i calzini dello stesso colore, l’idea che si possano anche eventualmente abbinare a tutto il resto non lo sfiora nemmeno.  Il suo concetto di eleganza si basa su punti cardine come:
-          la cintura non deve essere mai più bassa di 4-5 cm perché altrimenti non contiene la pancia;
-          la giacca opaca fa miseria, quella lucida fa eleganza; meglio se con disegnini tono su tono.
Da qui si può comprendere come dopo nemmeno 20 minuti nel negozio, lui e Gianlu stessero quasi per arrivare alle mani.
Inutili i miei tentativi di calmare gli animi: sembrava di stare ai combattimenti tra galli. Senza contare che avevo anch’io i miei bravi problemi: siccome io associo giacche e cravatte ad aitanti giovanotti e la sola vista delle button down mi provoca pensieri come dire, poco quaresimali, provate ad immaginarvi come potevo sentirmi in mezzo a 150 metri quadrati di lana di Tasmania, cotone chambray e pashmine di seta: ogni volta che il commesso tirava fuori un nuovo completino toccava uscire a prendere un po’ d’aria. Che se mi prende la tachicardia con questi primi caldi c’è mica tanto da stare allegri.
Metti insieme tutto e capisci perché alle 11.00 fosse assolutamente necessario prendersi una pausa.
“Magari un caffè veloce”, proponi.
“Magari un cappuccio”, rilancia Simone.
“Magari un po’ di frutta”, propone Gianluca.
E tanto per cercare di mettere d’accordo tutti, finisce che li porti nel baretto storico dove sai che un panino caldo con la mortadella in passato ha già risolto conflitti ben peggiori. Ma il clima è un po’ da ritrovo delle vedove e i due se ne stanno lì a mugugnare ognuno girato dalla sua parte. Allora ti giochi il jolly e ordini anche la birra. Niente. Due zitelle rancorose.
Con la scusa di andare a scegliere i tramezzini perdi due minuti al banco a chiacchierare con il cameriere, che è sì un po’ ruspante, ma in quel momento il fatto che non conosca la differenza tra un collo alla francese e uno da prete di campagna ti sembra quanto mai affascinante.
E quando torni, miracolo dei miracoli, i due disgraziati hanno fatto finalmente pace: anzi, son presissimi in una discussione su quali siano le reali colpe del Milan, per poi passare a Pato, Cassano e Ibra per la mezz’ora successiva. E quando tu obietti, scusate ma non si potrebbe cambiare argomento, ti senti rispondere: “Eh ma a voi donne non va mai bene niente però… t’abbiamo anche portato a fare shopping..”
E tu improvvisamente decidi di ringraziarli della bella giornata facendo loro un simpatico regalo: un bel paio di boxer ciascuno. Di una misura più piccola però, insistendo perché li indossino subito. Così, per il gusto di vederli grattarsi il c… tutta la sera.

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