Sembrava un
banale venerdì, di quelli che vengono prima del sabato e dopo il giovedì e
invece il dramma è sempre in agguato. Collega 2 (quella che guarda i culi su
Internet, che è in lotta con il peso, le diete e il parrucchiere, quella che si
arrampica ovunque, anche sugli specchi), se ne esce con un “Ti ricordi che ci
avevi promesso di accompagnarci al mercato… VERO?”
“Come fai a
dire che te l’avevo promesso?” Chiedo quando riemergo dalle nebbie che si
annidano dense nella mia mente nelle prima ore mattutine. Ma lei mi colpisce
sempre quando sono più debole.
“Perché ce l’ho
scritto qui, nel mio quaderno degli appunti: “Lei ha detto: traigo al mercado en
mi país.”
No vi prego, prendete nota voi: se Collega 2 non la
finisce con questa cosa della lingua per trombarsi il dottorinino spagnolo, io
giuro che prima o poi la decapito. Ma con la vanga, così le faccio più male.
“Non ricordo proprio di aver mai detto che...” attacco,
ma lei mi interrompe con, “No no, tu hai detto esattamente “Vamos todos
a ir al
mercado de que hay un mundo de
diversión...”, dove mercado sta per mercato e diversiòn sta per
divertimento, parola che qui viene usata nel suo senso...”
Potrei farle notare che la frase intera era: “Al mio
paese abbiamo varie cose: un teatro che in molti ci invidiano, un museo etrusco
che è un gioiellino, un parco naturale con i fenicotteri rosa e invece la gente
per cosa viene? Per il mercato del sabato.” Che non è esattamente come dire, ma
che bello, andiamo tutti a fare un giro fra le bancarelle, che, tra l’altro,
hanno su di me un appeal pari ad un attacco di cervicale. Ma la conosco, è
inutile discutere.
Infatti stamattina alle 9.00 una vivace scampanellata mi
annuncia il loro festoso arrivo. Per inciso, Collega 1 è splendida anche di
sabato mattina. Eh, vaffanculo però.
Giriamo lentamente fra i banchetti, passando prima fra
quelli alimentari, dove Collega 2 scopre che si può assaggiare di tutto. Dopo
aver provato le olive (buoneeee...), i formaggi vari (mhmmmm... buoniii...), il
fritto misto (eccheccavolo, non sono ancora le 10.00, ma che c’ha ‘sta
donna...), la salvo prima che passi agli assaggi del prosecco, che lì c’è il
rischio di farsi del male, ma male davvero. Poi si passa al settore
dell’abbigliamento dove si scatena invece Collega 1. Belloooo questo... ce
l’avrebbe in un altro colore? Ma che amore queste scarpe... c’ha mica il 39?”.
Dopo un quarto d’ora nemmeno il carrello dell’Esselunga potrebbe contenere
tutto. Quando poi passiamo all’intimo, fra caldo e spintoni non ne posso più e
per velocizzare la ricerca del reggiseno perfetto (Collega 1 porta un terza
piena... delle Winx però), ci mettiamo tutte e 3: solo dopo un po’ mi rendo
conto che stiamo palpando tutti i reggiseni imbottiti in
esposizione.
Vi prego, lasciatemi l’illusione che non mi abbia visto
nessuno che conosco.
Alla fine torniamo a casa mia per riprendere l’auto che
avevano lasciato. Un aperitivo che diventa un pranzo e fra chiacchiere e risate
se ne va quasi tutto il pomeriggio.
“Grazie di tutto, ma che bello il vostro mercato del
sabato...” mi salutano.
“Questo è niente – sorrido – dovreste vedere quello di
domani. Degustazioni di tutti i tipi e fuochi d’artificio per chiudere in
bellezza.”
Troppo tardi mi rendo conto dell’errore. Veloce scambio
di sguardi tra le due, e poi:
“Ma allora possiam mica perderlo... ci vediamo qui
domani?”
Mi capite perchè dico che certe volte mi prenderei a
schiaffi da sola? Ecco.
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