Enzo è uno che conosco da sempre. Per un po’ ci siamo
anche annusati, cercati, piaciucchiati. Presi mai. Alla fine c’era sempre
qualcosa, c’era sempre qualcun altro e la cosa non è mai nata. E’ uno che per
descriverlo dicevi solo, “Hai presente quello con i ray-ban in testa e la
ragazzetta sottobraccio?” E gli altri capivano subito. Adesso che ne è passato
di spread, non è cambiato niente. Certo il ciuffo non c’è più, il deltoide ha
perso la sua arroganza e il motorino ha ceduto il posto alla station wagon. Ma
l’occhiale e la giostra di 19enni sono rimasti al loro posto.
“Ma vuoi dirmi che ci trovi in quelle bamboline?
- gli ho chiesto ieri – Ma di che parlate, che vi dite..?”
Mi ha guardato, mi ha sorriso.
“Quand’ero ragazzo mi piacevano le pance piatte e i
seni sodi – ha risposto – perché adesso dovrebbe piacermi qualcosa di diverso?”
Ma non è stupido, non lo è stato mai, mi rifiuto di
credere che sia tutto lì. E la conversazione continua.
“Quando sono giovani non hanno ancora conosciuto i
dispiaceri e i compromessi della vita, - mi spiega dopo un po’ – è una cosa che
senti a pelle, è un’energia diversa. Le ragazzette non hanno cicatrici da
portare, né un passato da dimenticare. La vita non le ha ancora appiattite, la
fatica e la depressione non le hanno ancora abbruttite. Non hanno paura di
buttarsi a capofitto nelle cose, perché sono ancora capaci di slanci sinceri. Tu
puoi dire di essere ancora capace di slanci sinceri?”
Come no. Proprio in quel momento ho avuto lo slancio,
autentico e irrefrenabile di scappare via, il più lontano possibile da quel
vampiro di giovinezza e di energia. Di stare con persone capaci di dare e
condividere, non solo di prendere.
Ma su una cosa avevo ragione: Enzo non è stupido, è
solo un insicuro.
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