Conoscete l’iniziativa di M’Illumino di Meno? Per chi non seguisse Radio 2 o per quelli che abitano in una caverna senza allacciamento alla corrente elettrica oppure hanno sviluppato sensi molto selettivi e atti a captare solo notizie su Sanremo, spiego che cos’è: è una campagna radiofonica sul risparmio energetico, lanciata credo 8 anni fa dalla trasmissione Caterpillar, finalizzata alla razionalizzazione dei consumi e alla conseguente riduzione degli sprechi.
Siccome la zona dove abito io si trova sì nell’ombelico del mondo, ma è abitata anche da personcine erudite e virtuose (soprattutto se c’è da risparmiare 2 euro), alcuni pubblici esercizi hanno scelto di aderire all’iniziativa e di organizzare serate a tema. Dal momento però che spegnere le luci e basta sarà sì molto ecologico ma fa anche tanto bar bulgaro, e il pericolo è che la fregola da risparmio arrivi anche alle consumazioni, il bar dove mi trovavo io per l’aperitivo ha distribuito candele ovunque, sia all’interno che all’esterno, così invece che in un paese dell’est gli avventori potevano avere l’impressione di trovarsi nel bel mezzo di un rito votivo.
Poi ho il dubbio che il barista si sia fatto un po’ prendere la mano e soprattutto dagli spritz, perché ad un certo punto ha anche suggerito di spegnere il registratore di cassa. Ma è durato solo un attimo.
La vera perla della serata è stato però un duo (chitarra e voce), la cui cantante già dopo la prima canzone aveva tirato su un’atmosfera patinata ed elegante degna di Shade ai tempi di Smooth Operator. Quando ha cantato You Gotta Be la serata aveva raggiunto livelli tali di sciccheria che non sarebbe potuta scadere neanche se il barista si fosse tenuto i crostini dentro i pantaloni per mantenerli al caldo. Per dire il livello di raffinatezza.
E lì ho capito che cosa sia un dono: non mi intendo di musica e probabilmente non riuscirei a riconoscere il talento nemmeno se mi battesse sulla spalla, ma credo di essere in grado di apprezzare un dono quando me lo trovo davanti. E lei ha quello di cantare e di emozionare. Sennò non si spiega come abbia potuto mantenere alta l’attenzione di tanta gente per 2 ore, soprattutto se si considera l’eterogeneità di siffatto pubblico. Si spaziava infatti dalla simil-velina convinta che il vestitino tigrato fosse ironico (e in effetti io ho riso), al 40enne che si crede giovane solo perché riesce a fare le stesse cazzate che farebbe un 13enne. Il tipo con la cresta e l’aria di quello che si risveglia puntualmente il lunedì mattina con vestiti non suoi l’ho volutamente ignorato. Ma erano tutti lì ad ascoltare lei, e ditemi voi se non è un dono questo.
Tornata a casa ho poi scoperto di aver dimenticato il forno acceso per tutto il pomeriggio e allora ho capito un’altra cosa: non importa quanto forte sia la sensibilizzazione esterna se tu per primo non sei consapevole e non collabori in prima persona. E soprattutto ho capito che se sei un pirla, spesso rimani tale.
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