Il
rapporto con mio padre non è mai stato semplice. O forse lo è stato fin
troppo e io non voglio accettare che sia solo questo, che sia tutto
qui.
Non
ricordo che mio padre mi abbia mai fatto gli auguri di compleanno, non
ricordo di aver mai ricevuto un complimento da lui. Mai. Non ricordo la
sua commozione quando mi ha accompagnata all’altare, non ricordo né un
gesto né una parola affettuosa. Non li ricordo perché non ci sono mai
stati.
Ricordo
molto bene invece l’atmosfera familiare scandita dal suo umore, le
promesse non mantenute e le critiche aspre; perché avevo troppi capelli,
per come camminavo, perché ero troppo magra, perché ridevo troppo,
perché parlavo troppo poco, perché leggevo, per quello che leggevo…
qualsiasi cosa. Ricordo che ha sempre preteso di vedere tutti i miei
compiti di italiano e ho chiare nella mente le ore trascorse in piedi
davanti a lui che demoliva e denigrava con cattiveria e metodo ogni
riga, ogni parola, prendendo in giro ogni mio pensiero. E siccome i voti
erano sempre alti, se la prendeva anche con gli insegnanti,
evidentemente incapaci di giudicare. Credo abbia vissuto come una
sconfitta personale ogni volta che un mio tema veniva scelto per un
concorso e che, viceversa, abbia esultato ogni volta che non vincevo il
primo premio, ravvisando in questo una sorta di giustizia. A chi, amici
ed insegnanti, nel corso degli anni mi ha chiesto perché non ho mai
provato a scrivere seriamente, avrei voluto rispondere, “per non dare un
dispiacere a mio padre”.
In
realtà io scrivevo. Scrivevo qualsiasi cosa. Lettere. Diari.
Bigliettini. Di invito, di ringraziamento, di scuse. Soprattutto,
scrivevo necrologi. Quasi sempre il suo. A dire il vero non ho mai
desiderato veramente la sua morte; ancora adesso penso che sarebbe forse
la cosa peggiore, perché se posso affrontare un rapporto complicato,
non sarei capace di reggere gli strascichi di un rapporto non risolto.
Troppe le cose non dette, troppe le cose urlate e non pensate.
Oggi
mi ha detto che sono la figlia che non avrebbe mai voluto avere.
Nemmeno io vorrei essere quella figlia, perché non vorrei avere questo
padre.
Oggi è un giorno in cui vorrei essere orfana.
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