domenica 12 febbraio 2012

Di serate e di programmi


Siccome mio marito è via qualche giorno per lavoro, il mio programmino era: scoprire il segreto segretissimo del perfetto soufflé. Riguardare il dvd di Ti Va di Ballare, perché Banderas con il soufflé è la morte sua (ma anche con la minestrina, se è per quello). E se avanzava un po’ di tempo, affondare la testa nel barattolo dello zucchero.
Invece mi chiama Simo, amico d’infanzia con il quale ho diviso momenti indimenticabili come cantare Bianco Natale in seconda elementare, ciucciare chili di collane di caramelle continuando a tenersele al collo (che schifo), nonché tristissime festine di Carnevale con lui vestito da Zorro e io da spagnola (occasioni nelle quali quella burlona di mia mamma disegnava con la matita nera dei graziosi baffetti a lui e dei deliziosi riccioli tirabaci a me). C’è da chiedersi dove trovassimo il coraggio per riuscire addirittura a sorridere per le foto.
“Non star sempre lì a far la befana sul divano -  dice Simo - renditi presentabile che usciamo a bere qualcosa.”
Come resistere ad un invito fatto con tanto amore? Decido che il soufflé può aspettare e Banderas anche ed infatti dopo 10 minuti sono pronta ed usciamo. “Però tra un’ora voglio essere a casa”, dico.
Arriviamo che il locale è praticamente deserto, solo noi, alcuni amici di Simo e poche altre anime. Arrivano tutti più tardi, mi spiegano. Sono le 10.00, penso, ci sarà qualcuno che domani lavora? Sei antica, spiega Simo. Sarà. Comunque ammette di rimpiangere i bei tempi passati in cui si andava in disco la domenica pomeriggio dalle 3.00 alle 7.00, alle 7 e mezza si era in pizzeria per una margherita e 1 coca, e alle 9.00 si era già a casa e c’era ancora il tempo per ripassare matematica.
Però ha ragione lui: alle 10 e mezza il locale è strapieno e una coverband di Bon Jovi comincia a suonare. Il cantante è uno spettacolo: 1 metro e 60 scarso, coinvolgente come l’orchestra Casadei ma con la cattiveria degli 883. Ha in testa una parrucca (spero per lui) e indossa degli abiti di simil-pelle (o vera plastica che dir si voglia) due taglie in meno. Non proprio un atleta dell’amore, ecco. Però ha una bellissima voce e quando comincia a cantare Keep The Faith il pubblico è in delirio.
Siccome noi vogliamo fare i fighissimi, ci spostiamo proprio davanti al palco, vicino alle casse e dall’idea “ascoltiamo solo questa e poi andiamo”, rimaniamo a fare i fenomeni fin quasi alle 2.00.
Che poi è incredibile quello che riesci a dirti quando non senti assolutamente niente, i bassi ti staccano la pelle e sei schiacciato dalla folla.
Io e Simo, per esempio, ci siamo detti:
Chissà se trasmettono ancora la Ruota della Fortuna. Vuoi da bere? Ti sei sporcato la maglia. Nooo, ma che dici, è stato prima che cadesse il muro di Berlino. C’è un cane che mi ha seguito per tutta la mattina. Una volta la capitale era Torino, adesso è Roma. La barista me ne ha dato uno in più: vuoi da bere? No, non lì, più vicino al collo. Hanno previsto ancora neve. Ho bevuto troppo. Ma vuoi da bere? Me lo ricordo perché era estate. Poi non son sicura, ma mi pare che abbia detto che in quel locale fino a due anni fa ci abitava un re. Ma potrei sbagliarmi. Anche sul resto, però.
Ad ogni modo, bella musica e bella serata. Ma stasera scoprirò davvero il segreto segretissimo del perfetto soufflé. Per il film con Banderas dovrò invece aspettare che mi passi questo fastidioso fischio agli orecchi. Potrei sempre guardarlo con i sottotitoli, è vero, ma la trasformazione in vecchia befana mi sembrerebbe davvero troppo evidente.


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