Siccome
mio marito è via qualche giorno per lavoro, il mio programmino era:
scoprire il segreto segretissimo del perfetto soufflé. Riguardare il dvd
di Ti Va di Ballare, perché Banderas con il soufflé è la morte sua (ma
anche con la minestrina, se è per quello). E se avanzava un po’ di
tempo, affondare la testa nel barattolo dello zucchero.
Invece
mi chiama Simo, amico d’infanzia con il quale ho diviso momenti
indimenticabili come cantare Bianco Natale in seconda elementare,
ciucciare chili di collane di caramelle continuando a tenersele al collo
(che schifo), nonché tristissime festine di Carnevale con lui vestito
da Zorro e io da spagnola (occasioni nelle quali quella burlona di mia
mamma disegnava con la matita nera dei graziosi baffetti a lui e dei
deliziosi riccioli tirabaci a me). C’è da chiedersi dove trovassimo il
coraggio per riuscire addirittura a sorridere per le foto.
“Non star sempre lì a far la befana sul divano - dice Simo - renditi presentabile che usciamo a bere qualcosa.”
Come
resistere ad un invito fatto con tanto amore? Decido che il soufflé può
aspettare e Banderas anche ed infatti dopo 10 minuti sono pronta ed
usciamo. “Però tra un’ora voglio essere a casa”, dico.
Arriviamo
che il locale è praticamente deserto, solo noi, alcuni amici di Simo e
poche altre anime. Arrivano tutti più tardi, mi spiegano. Sono le 10.00,
penso, ci sarà qualcuno che domani lavora? Sei antica, spiega Simo.
Sarà. Comunque ammette di rimpiangere i bei tempi passati in cui si
andava in disco la domenica pomeriggio dalle 3.00 alle 7.00, alle 7 e
mezza si era in pizzeria per una margherita e 1 coca, e alle 9.00 si era
già a casa e c’era ancora il tempo per ripassare matematica.
Però
ha ragione lui: alle 10 e mezza il locale è strapieno e una coverband
di Bon Jovi comincia a suonare. Il cantante è uno spettacolo: 1 metro e
60 scarso, coinvolgente come l’orchestra Casadei ma con la cattiveria
degli 883. Ha in testa una parrucca (spero per lui) e indossa degli
abiti di simil-pelle (o vera plastica che dir si voglia) due taglie in
meno. Non proprio un atleta dell’amore, ecco. Però ha una bellissima
voce e quando comincia a cantare Keep The Faith il pubblico è in
delirio.
Siccome
noi vogliamo fare i fighissimi, ci spostiamo proprio davanti al palco,
vicino alle casse e dall’idea “ascoltiamo solo questa e poi andiamo”,
rimaniamo a fare i fenomeni fin quasi alle 2.00.
Che
poi è incredibile quello che riesci a dirti quando non senti
assolutamente niente, i bassi ti staccano la pelle e sei schiacciato
dalla folla.
Io e Simo, per esempio, ci siamo detti:
Chissà
se trasmettono ancora la Ruota della Fortuna. Vuoi da bere? Ti sei
sporcato la maglia. Nooo, ma che dici, è stato prima che cadesse il muro
di Berlino. C’è un cane che mi ha seguito per tutta la mattina. Una
volta la capitale era Torino, adesso è Roma. La barista me ne ha dato
uno in più: vuoi da bere? No, non lì, più vicino al collo. Hanno
previsto ancora neve. Ho bevuto troppo. Ma vuoi da bere? Me lo ricordo
perché era estate. Poi non son sicura, ma mi pare che abbia detto che in
quel locale fino a due anni fa ci abitava un re. Ma potrei sbagliarmi.
Anche sul resto, però.
Ad
ogni modo, bella musica e bella serata. Ma stasera scoprirò davvero il
segreto segretissimo del perfetto soufflé. Per il film con Banderas
dovrò invece aspettare che mi passi questo fastidioso fischio agli
orecchi. Potrei sempre guardarlo con i sottotitoli, è vero, ma la
trasformazione in vecchia befana mi sembrerebbe davvero troppo evidente.
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