giovedì 7 marzo 2013

Se mi parli m'innamoro



Che poi io questa cosa delle voci l’ho sempre avuta. La fissazione, intendo. Credo sia cominciata con le favole dei Fratelli Grimm, Andersen, Perrault e tutta l’allegra banda, quando infilavo a forza i 45 giri nel mangiadischi arancione per ascoltare un milione di volte A mille ce n’è…nel mio cuore di fiabe da narrar. Venite con me, nel mio mondo fatato per sognar…  . Ci passavo le ore. La voce del narratore mi portava via, verso mondi sconosciuti e incantati,  e mi metteva addosso un certo non so che, tanto che poi per tornare alla realtà avevo bisogno di fare qualcosa di assolutamente fisico, come scatenarmi per ore con Il Ballo di Simone. Batti in aria le mani… e poi falle vibrar… se fai come Simone… non puoi certo sbagliar… Avete presente no? Ecco, quello.

Poi le favole le ho messe via, ma anche quando il soldatino di stagno avrei potuto portarmelo a casa in carne, divisa e fucile, la fissazione per le voci m’è rimasta. 

Era ancora bella forte nel mio primo lavoro, quando io e una collega ci strappavamo la cornetta a vicenda per parlare con un cliente dalla voce meravigliosa, fantasticando su questo personaggio mai visto, ma sicuramente fascinoso e suadente che ci avrebbe senza dubbio portato al galoppo sul suo cavallo berbero in un tramonto profumato di vento e giaggiolo. Il fatto che non si fosse rivelato all’altezza delle aspettative aveva tolto poesia alla cosa, ma la mia passione per le voci ne era uscita indenne.

E lo era ancora quando perdevo le mie giornate ad ascoltare Alessandro Baricco che leggeva Gabriel Garcìa Marquez in tivù. E lo è ancora adesso, quando riconosco un doppiatore dopo le prime due battute. Anzi, arrivo a dire che alcune voci hanno cambiato lo scenario cinematografico. Perché sarà anche vero che in Thelma&Louise Brad Pitt ci ha messo un culo che faceva ombra, ma la voce gliel’ha prestata Massimo Lodolo, e se chiudo gli occhi, non riesco a visualizzare il primo, ma in compenso sento benissimo la seconda. 
E Ralph Fiennes? Sarebbe stato lo stesso spietato ufficiale nazista di Schindler’s List senza la voce di Roberto Pedicini? Non credo proprio.

Perché le voci, quelle belle e calde sono così: ti arrivano dritte al cuore, te lo avvolgono e non lo lasciano più. Ti evocano sensazioni, smuovono l’ormone e lasciano un ricordo che è come una malìa: difficile scrollarsele di dosso. Soprattutto se non si ha a portata di mano il 45 giri de Il Ballo di Simone.

Siamo dotati di 5 sensi e mi viene naturale usarli tutti, però mi chiedo una cosa: non sarò mica la sola a sentire le voci, vero? Vi prego, ditemi che non sono pazza. O siate carini,   ditemi almeno che non sono la sola. 

Grazie, ve ne sarò per sempe grata. Ciao guys.

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