Sono
ansiosa di natura, dormo poco, mi stresso assai. Tutto mi sciocca a morte e mi
sconvolge il quotidiano: l’indifferenza non mi appartiene. Il distacco meno
ancora.
Ad essere normale ci ho rinunciato da
tempo, mi accontento di sembrarlo;
non per fare chissà quali furbate – di cui non son capace - semplicemente
perché l’essere vulnerabile è un problema solo mio, non può essere del
prossimo; quel prossimo che se va bene si spaventa, se va male ne approfitta. E il primo che mi dice che l’importante è essere e
non apparire giuro che lo carico sulla 206 e lo mollo nella nebbia in mezzo ai
campi. O lo faccio entrare un giorno intero nei miei panni, che è peggio
ancora.
Va da sé
che se il neurone mi si concentra full time sul “sono ma non sembro”, anche a
fargli fare gli straordinari non si può pretendere che abbia pure senso
pratico. Per cui se dimenticare le chiavi è la normalità, mettere 2 lenti a
contatto nello stesso occhio è quasi inevitabile. E non vi dico cosa succedeva
al gatto.
La nota
positiva è che so riconoscere a pelle i fintoni, chi come me sta bluffando, chi
ci fa ma non lo è. In altre parole, i
miei simili.
Riesco ad
andare “oltre”. Oltre le parole, oltre i gesti, oltre il detto e il non detto.
Mi succede anche senza volerlo, ogni giorno, con tutti, da sempre.
Collega1,
sempre così severa, acida e insopportabilmente perfetta? Tutta apparenza. Solo
una crosta che si è costruita per le troppe mazzate prese dalla vita. La difesa
di chi sa che non si può permettere di sbagliare di nuovo. E’ bastato portarle
un libro che parlava di troppa solitudine e di seconde occasioni mancate,
dicendo “Quando l’ho letto mi ha ricordato te” e ha pianto per ore. Come una
12enne. Come un fiume in piena. Ed è stata la fine dei miei problemi con lei.
Oltre all’inizio di una bella amicizia, fatta di quella complicità che si nutre
di sguardi d’intesa e di silenzi eloquenti.
Lo
squallido vicino che si venderebbe anche il pelouche del figlio 4enne su e-bay
se pensasse che potesse ancora avere un mercato? Tutta crosta? Pura apparenza?
No, è solo la dimostrazione che i pezzi di merda esistono. E che la sensibilità
in certi casi non serve.
Insomma,
ogni giorno è un impegno e una fatica, e non sempre per quello che vorrei. Ma
si può dire che io viva più intensamente, più attenta a chi incrocio sulla mia
strada; e se è vero che l’amore è concentrazione, forse l’essere permeabile
alla vita fa di me una persona che non è venuta al mondo solo per pagare le
bollette. Sicuramente fa di me una persona migliore di quello che avrei potuto
essere se non lo fossi stata.
E poi,
detto tra noi, covo una segreta speranza: chissà che non sia questa l’arma che
mi impedirà di essere piallata dalla vita, di mettere su famiglie assurde e di
distinguere un giorno dall’altro solo per il colore delle pillole da prendere.
In fin
dei conti noi tutti indossiamo una maschera, e se proprio la debbo portare, che
non sia solo per farmi bella agli occhi del collega del secondo piano.
(Ovviamente
mentre sto parlando con voi potrebbero avermi portato via la macchina lasciata
aperta, con i tergi in funzione e le chiavi dentro, parcheggiata in zona
rimozione. Ma sugli aspetti pratici ci debbo ancora un po’ lavorare, lo
ammetto.)
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