martedì 27 marzo 2012

Va bene tutto, però....


Caro Ingegnere, mi dispiace che tua madre, la signora Ileana, sia mancata. Dico davvero: era simpatica, dolce e sono sicura che come mi hai ripetuto ogni giorno, abbia voluto bene a te, suo unico figlio, come nessuna madre in nessun mondo esistente avrebbe potuto fare. Capisco che perdere la mamma a 50 anni sia un dramma incommensurabile perché avresti ancora bisogno dei suoi consigli e della sua costante guida, né ho difficoltà a comprendere che tu ti senta smarrito, inconsolabile e abbandonato a te stesso in questa valle di lacrime. Per non parlare dei passatelli in brodo che non potrai mai più mangiare perché come te li faceva lei nessun altro al mondo potrà mai farli uguali.
Ammetto anche di averti forse concesso troppa confidenza: non avrei dovuto tenerti la mano mentre eri sconfortato e piangente, non avrei dovuto sussurrarti frasi di incoraggiamento e men che meno stare ad ascoltarti annuendo comprensivamente con la testa mentre mi raccontavi di quanto quell’arpia di tua moglie non capisca la tua legittimissima e condivisibilissima passione per i videogiochi; e forse avrei dovuto mostrarmi meno entusiasta nei confronti del tuo impegno nel difendere la galassia e nel conquistare gli imperi e più solidale con tua moglie che continuava invece ad interromperti per ricordarti di portar fuori l’umido appena arrivato a casa.
Ho sbagliato, lo so, ma mi sei parso triste e vulnerabile. E solo, immensamente solo.
E devo dire che niente in te mi ha mai ricordato che fossi un uomo e non semplicemente una persona, e di sicuro se dovessi pensare a te che fai sesso mi verrebbero subito in mente gli alieni e pianeti lontani. O al massimo ti vedrei armeggiare tra api e fiori, ecco. Mi ha rassicurato il tuo essere costantemente sopra le righe, il tuo essere ingegnere anche nella vita. Avevo appurato che non fossi un ingegnere aereonautico, perché si sa, quelli sono di tutt’altra pasta e son convinti che una conformazione, per essere veramente aerodinamica, non possa avere una taglia inferiore alla terza di reggiseno. Ma mi hai detto di essere un ingegnere civile, che costruivi strade e ponti. E io mi sono sentita rassicurata.
Per questo, quando ieri mattina sono venuta al funerale di tua mamma e ti ho abbracciato battendoti una mano sulla spalla non ho capito come ti sia venuto in mente di ricambiare battendomi la mano sul culo. Cosa pensavi, di accarezzarmi la testa?
E ti è andata ancora bene che mi hai colto di sorpresa, perché in qualsiasi altro momento quello che era il funerale-della-tua-amata-mamma sarebbe stato ricordato come quella-volta-che-ho-preso-una-saccagnata-che-ancora-mi-fanno-male-i-denti. E invece ti ha detto bene, perché quando ho visto tua moglie che ci guardava ho preferito allontanarmi velocemente prima che il “Che carina che sei stata a venire, grazie per essere stata vicina a mio marito in queste settimane” si trasformasse in un “Ti cavo gli occhi, stronza!”.
E quindi, caro Ingegnere… mavaffanchiulo te, i tuoi mostri e anche Star Trek. Sono sicura che lo scriverebbe anche la signora Ileana, se avesse un blog.

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