lunedì 5 marzo 2012

Quando si dice é primavera


La primavera è ufficialmente arrivata. Si è manifestata con un deciso e caldo raggio di sole: si chiama Didier, è francese ed è come dire …molto rive gauche. Un metro e 85 circa, occhio lungo come la Senna, spalle larghe come l’atrio del Louvre, praticamente una tour Eiffel di fascino.
Da quando è venuto ad abitare vicino ai miei, la mia remise en beauté occupa una fetta maggiore del mio tempo e la frase “vado a trovare mia mamma” ha assunto un nuovo significato.
A volte capita che lo incontri per le scale o sul pianerottolo, una volta l’ho aiutato a cercare il gatto. Voglio dire, non siamo amici ma nemmeno estranei: in passato c’era gente che si sposava dopo essersi frequentata molto meno. Quando mi vede dice oh-là-là e recita qualche verso di Prevert. Riempie le frasi di parole come douceur, trésor, adorable e mi canta Michelle Ma Belle. Quando fa così assalterei con lui la Bastiglia o in alternativa la pasticceria sotto casa.
L’altro giorno mi dice: “La poesia francese è l’essenza stessa del romanticismo… non è possibile che tu non ne conosca nemmeno una.”
Rispondo di no. Insiste. Per delicatezza (o vigliaccheria?) evito di dirgli che in genere la poesia ha per me la stessa attrattiva della lettura dei numeri del bingo. Per uno che non gioca.
“Almeno una canzone in francese, quella la conoscerai pure.”
Rispondo ancora di no. Nuovamente insiste. “Ma conoscerai qualcosa in francese… qualsiasi cosa.”
Ci penso su. Rifletto. Scavo nei meandri della mente, ovvero sia spintono il criceto che ho nel cervello nel vano tentativo di svegliarlo. Dopo qualche secondo, arriva l’illuminazione e attacco:
Frère Jacques, frère Jacques dormez Vous? Dormez Vous? Sonnez les matines, sonnez les matines Ding Ding Dong, Ding Ding Dong.”
E accompagno i rintocchi delle campane con il movimento degli indici. Che voglio dire, sarà anche la canzoncina di Fra’ Martino Campanaro, ma è in francese, mica cotiche.
Da allora quando mi vede mi fa ciao con la mano e se ne va.
… Come si dirà “ammazza però che palla che sei” in francese? La prossima volta gli racconto la barzelletta della Pulzella d’Orléans che va in visita alla Legione Straniera, così impara.

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