L’ho incontrato un po’ di anni fa, l’ho rivisto
stamattina. Non ero dove avrei dovuto essere, mi sono ritrovata dove avrei
potuto forse essere se le cose fossero andate diversamente. Cioè con lui.
Stessa faccia un po’ così, quel sorriso di chi lo sa
che non gliene puoi raccontar di giuggiole. Quella testa rasata (quasi calva?)
che tante volte ho accarezzato, chiedendo:
“Senti ma, com’eri da normale?”
E lui ciumbia se si arrabbiava, perché se io sono
principessa lui è il re dei permalosi. Ma era solo un pretesto per poi far
pace.
E’ finita perché eravamo diventati altro rispetto a
quando ci eravamo conosciuti, perché era solo il ricordo di noi e di quello che
era stato a tenerci insieme. E chi ha avuto tanto non si può accontentare di
poco, sicuramente non dalla stessa persona.
Inevitabile che finisse, e che finisse male, perché le
storie veramente importanti solo così si possono concludere. Ci siamo
massacrati anche per il nulla, spinti dalla frustrazione di non saper più far
funzionare un sogno. Perché per mettere una fine, hai bisogno di frapporre
delle cose brutte tra te e quell’assurdo desiderio di far rivivere un passato
che altrimenti ti incatenerà per la vita. Perché solo così potrai tornare a
vivere.
Rimpianti non ne ho, ma uscirne è stata dura. Tornassi
indietro, lo lascerei di nuovo.
Ma per un attimo, un solo attimo, mi son ritrovata a
chiedermi chi gliel’accarezzava adesso quella testa. E la tentazione di farlo
io è stata grande.