JACK REACHER – La
prova decisiva. Dove la prova decisiva è questa: prima di entrare al cinema
dovete fare un respirone, prendervi tutto il tempo che serve e chiedervi con
sincerità: sono pronta per affrontare Tom Cruise? O meglio, sono davvero pronta
ad affrontare 2 ore con questo strano incrocio tra uno 007, un santone
televisivo e il testimonial di un discount di pancere?
Perché se la risposta
è no, o anche solo se non è un sì pieno e convinto, lasciate perdere. Perché il
film (simpatico, divertente, ben sceneggiato), è come una cena a base di
ostriche: antipasto di ostriche, risotto di ostriche, ostriche al gratin…
dessert a forma di ostrica: buono, buonissimo, ma se le ostriche vi fanno impressione,
è meglio lasciar perdere. Quindi, se non vi piace Tom Cruise, andate a
vedere qualcos’altro, perché tutto, in
questo film, è intriso di lui, del suo personaggio e della sua presenza. All’inverosimile.
Se sia un bene non
saprei dire. Di sicuro non sono mai stata una sua fan, lo vedrei bene con un
badile in mano mentre torna al tramonto dopo una dura giornata di lavoro nei
campi, per dire. Ma non credo nemmeno sia il peggior attore in circolazione, e
la sceneggiatura riesce a mettere le pezze sulle sue bravate da bullo di
periferia.
Quindi che dire, è un
film – un bel film – che ti fa venir voglia di leggere il libro di Lee Child da
cui è tratto. Di leggerti magari tutta la saga, perché la storia è avvincente,
sorprendente, ti invita a guardare oltre a ciò che vedi. Non succede tutti i
giorni. Nemmeno tutti gli anni.
Poi offre spunti
interessanti: ad esempio come sia possibile sparire, pur essendo sotto gli
occhi di tutti, se non si ha la patente, se non si possiede una macchina, una
carta di credito, un conto corrente bancario. Non occorre nemmeno più dire
“Scusa amore, esco un attimo a prendere le sigarette…”. Superato, non serve
più: basta bruciare la tessera del bancomat, e addio belli.
L’aspetto su cui nutro
invece delle riserve, è un altro: è il messaggio lanciato dal film. E’ un inno
al farsi giustizia da soli, una consacrazione dell’inutilità dei tribunali, il
riconoscimento della corruzione delle forze dell’ordine anche ai massimi
livelli. Roba forte. La giustizia viene lasciata al protagonista, che è un
concentrato di forza fisica e di tecniche di combattimento, ma con una lucidità
mentale da fare invidia a Sherlock Holmes.. Certo il mondo è pieno di gente
così. Però nella vita fanno i contractors, hanno una busta paga che rende
legali le loro pulsioni da serial killer e di romantico non c’è nulla. Men che
meno di disinteressato e di giusto.
Insomma, a me gli eroi
testosterone e mazzate piacciono quando sono poco credibili, sopra le righe come
007, duri fuori e teneri dentro, come Bud Spencer e Terence Hill. Sennò, se
vogliamo fare i seri, se vogliamo lanciare messaggi al mondo forti come questo,
parlando di verità e giustizia, abbiamo almeno il coraggio di farlo fino in
fondo, evitando di nasconderci dietro a paladini fintissimi e involontariamente
comici. Perché come dire, la faccia di Top Gun non giova alla causa.
Soprattutto se è invecchiato di 20 anni. Capito McQuarrie?
P.S. Tutti coloro
convinti – a torto - che il sig. Cristopher McQuarrie, regista del film, non
legge – né leggerebbe mai il mio blog manco morto – sono solo dei rosiconi.
Ecco.
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