giovedì 17 gennaio 2013

Dicevamo..?



Tornare a Parigi è come rivedere una vecchia amica: pochi minuti e ritrovi le stesse sensazioni che hai lasciato, come sei il tempo non fosse mai trascorso, come se non fossi mai andata via. Ma il tempo passa, e niente resta mai uguale a sé stesso. Nemmeno Parigi: infatti l’ho trovata meno caotica di come la ricordavo, molto più povera di come me l’aspettavo.
La joie de vivre se n’è andata sotto la scure della crisi. Mendicanti e clochards, presenti ovunque, ne sono solo la testimonianza più evidente, ma non è che la punta dell’iceberg. Negozi semivuoti, locali chiusi e mai riaperti, i cartelli con la scritta “vendesi” fanno invece capire come la grandeur francese abbia conosciuto tempi migliori.
Dicembre non è mai stato il mio mese preferito per visitare Parigi: dico sempre che la preferisco d’estate, perché mi piace fare tardi in qualche bistrot, crogiolarmi al sole del lungosenna o perder tempo nei giardini des Tuileries, ma la realtà è che mal sopporto l’allegria forzata di questo periodo. Non la sopporterei da nessuna parte, a dire il vero, ma qui, nella Ville Lumière, l’insofferenza è totale. Troppe luci, troppa gente, troppo di tutto a ricordare che è Natale: ma se Natale non ce l’hai nel cuore, tutto quello che te lo ricorda non può che dar fastidio.
Ma Parigi è come una vecchia amica anche in questo: la ami per quello che è, pregi e difetti compresi, anzi, forse proprio per questo, per quel mix che la rende davvero unica al mondo.
E passeggiare tra le gallerie d’arte del Marais, vedere che la creatività umana non è stata del tutto piallata dal Grande Fratello, dalle rate del mutuo da pagare e da una quotidianità ogni giorno più difficile da affrontare, ti rimette in pace con il mondo. Ti fa capire che non tutto è spazzatura. Che si può ancora pensare senza tempo e senza limiti. Lo sappiamo, lo so, ma ogni tanto è bello averne la conferma.
Ecco perché so che tornerò ancora a Parigi. Per l’atmosfera, per le gallerie d’arte, per il pain au chocolats e per l’immancabile turista italiano che scendendo dalla Tour Eiffel ha esclamato:
“Ahò, ma io ancora non ho capito… ma chi è che l’ha costruita ‘sta tore?!”
E ditemi voi se solo questo non vale il biglietto del viaggio.



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