Ieri ho visto un burqa. Non una donna con il
burqa, un burqa proprio. Tale è stato lo stupore, che non ho notato nient’altro
che quello. Non ho intravvisto chi lo indossasse, né le movenze, niente di
niente. Perché un conto è vedere un burqa alla tv, un conto è trovartelo al
centro commerciale. E la sorpresa è stata totale.
Oggi raccontavo l’episodio alla mia amica Sere
incontrata per caso in un negozio. “Coperta dalla testa ai piedi – dico - ma ti
rendi conto?!”, Non che lei mi badi mai molto. Cercava un abito per un
matrimonio (non il suo) e mi rispondeva uh uh ogni tanto.
“Perché non metti giù quel telefono?!”, le
chiedo vedendola impacciata nei movimenti.
“E’ che se Renato chiama e non rispondo al
primo squillo succede di tutto…” Vabbè.
Continuo con la mia manfrina sulle donne,
sull’isolamento, la sottomissione etc.
Lei prova un vestito, poi un altro e poi un
altro ancora. E il telefono continua a suonare.
“Sì, sono ancora qui – risponde – tra un po’
torno, non ti preoccupare”.
“Senti, ma ci vai all’addio al nubilato?”,
chiedo.
“No – fa lei – ho rinunciato. Sai, a Renato
non fa piacere che io vada tanto in giro e allora…”
“Allora che?”, chiedo.
“Allora che?”, chiedo.
“Allora preferisco non dargli un dispiacere.”
Faccio fatica a capire come un’uscita in compagnia possa trasformarsi in un
dispiacere per qualcuno, ma lascio perdere.
“Ma fino ai piedi capisci? Non le si vedevano
nemmeno gli occhi!”, continuo. E il telefono squilla ancora.
“Massì sono con la Michi. Sì, quella mora…
massì, ti ho detto di sì. E va beneee…, - sospira e mi passa il telefono – Toh
prendi. E’ Renato che vuole la conferma che io sia con te.”
Titubante prendo il telefono e rispondo a
Renato. Due parole in croce tanto per tranquillizzarlo. Quando chiudo la
conversazione guardo fisso la mia amica.
“Non è che mi controlli… - si giustifica – è
che sta attraversando un brutto periodo. Lui non è come pensi… lui è … un uomo
problematico, ecco.”
E allora capisco. Lei non ha bisogno di un
vestito, ha bisogno di un bel paio di scarpe: basse, leggere e soprattutto
comode: per scappare via da quel Renato lì, il più lontano possibile da lui e da
tutto quello che rappresenta.
Perchè un uomo problematico, problematico lo è
di sicuro, ma difficilmente è un uomo. Di sicuro è una palla al
piede.
E mi ritrovo a chiedermi se la sagoma col
burqa appartenga davvero ad un altro mondo.
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