La prima volta che ho visto
Gianluca è stato nel cortiletto di casa sua: ancora bimbetto, tentava di
gonfiarsi il pisello con una pistola ad acqua per vedere se diventava più
grosso, e io, entusiasta, mi ero unita subito a lui nell’esperimento. (Per chi
se lo chiedesse: NON FUNZIONA, non serve che vi precipitiate al negozietto a
comprarvi il Superliquidator da 2 litri, che già vi ho visti partire a
razzo.)
Grazie a Gianluca avevo
potuto partecipare ai giochi dei maschi; per riconoscenza non gli avevo tolto il
saluto nel periodo in cui si faceva chiamare Brian, come quelli delle boy
band.
Quando alle medie alle superiori mi ha
vista con il mio primo reggiseno mentre esibivo tutta orgogliosa le mie due
noccioline, se n’è uscito con un: “Toh! Ma che t’è spuntato lì…. T’ha punto un
ape?!” e giù a ridere. Il pirla.
Ci siamo urlati le peggiori
cose una sera a Madrid, perché l’ansia provata doveva essere sfogata in qualche
modo. “Torno subito” aveva detto. Ed era ricomparso solo 5 ore dopo; con i boxer
in vista, niente pantaloni, un cappotto visibilmente non suo ed un cappello a
cilindro con la pubblicità di una birra.
“Amici!!! Che bello
rivedervi!” – aveva esclamato felice sfoderando 2 bottiglie di vino dalle
tasche.
Da ammazzarlo a forchettate.
Tipico suo: il pensiero che ci fossimo consumati le budella per la
preoccupazione non l’aveva nemmeno sfiorato.
Mi ha preso in giro per
giorni quando ho pianto tutte le mie lacrime per delle sciocchezze, ma era lì
con me quando non son riuscita a piangere per delle cose serie.
Oggi mi dice che pensa di
accettare un lavoro all’estero. Che c’è crisi, potrebbe non esserci un’altra
occasione. Che guadagnerà un sacco di soldi e poi vuoi mettere l’esperienza. Io
lo ascolto, ma non lo sento più. Non voglio sentire.
“Non sei contenta? – chiede –
Proprio tu?”.
Ma io lo sono. Sono contenta.
So che si merita il meglio. So che lo avrà, e non solo nel lavoro, perché lui è
così, impossibile non volergli bene.
Ma io di quel meglio non farò
parte, ed è questo che mi uccide. Il sapere che lui non sarà più lì per me mi
lascia un senso di abbandono. Che il mio mondo e il suo non saranno più lo
stesso è un pensiero inaccettabile.
E’ un atteggiamento egoista,
lo so, irrazionale e puerile. Ma è difficile rimanere obiettivi e distaccati
quando senti che stai per perdere una parte importante di te.
E mi chiedo come sia possibile
che la felicità di qualcuno a cui si vuole bene possa fare così male.
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