Odio il lunedì.
Originale vero? E’ che arrivo stanca da fine settimana di sole e di mare, mi
becco subito la riunione con i capi capissimi (vecchi e nuovi), sono ostaggio
di racconti vacanzieri di colleghi e affini: il tutto mentre ho ancora i fiori
del cuscino tatuati sulla fronte. Se poi il lunedì, come oggi, coincide anche
con il rientro da ben 4 giorni di ferie, si può facilmente immaginare che qui
si parla di sforzi mica da ridere.
C’è da dire che i
nuovi capi una cosa bella l’han fatta: viste le temperature, hanno caldamente
consigliato un abbigliamento più informale. Mica per farci star comodi, sia
chiaro, più che altro perché a tagliar le spese magari a fine anno si risparmia
1 euro.
Il personale femminile
ha colto al volo il suggerimento chiudendo nell’armadio tutto quello che è più
lungo di 30 cm, anche in considerazione della diffusissima abitudine di
concludere la giornata in spiaggia. Gli uomini hanno reagito invece un po’ più
timidamente, vale a dire con la rinuncia alla cravatta e nulla più. Che già la
polo griffatissima con il pantalone elegante sembrava quasi un filino troppo
spregiudicata. Per dire.
E’ che noi siamo
provinciali, si sa. Che ne sappiamo del tie-free, del casual chic o del comfort
fit cui si accennava nelle riunioni? Niente. E lo ha brillantemente dimostrato
il mio ex capufficio (uno nato “imparato”, tanto per intenderci), che ha
interpretato a modo suo il consiglio presentandosi con bermuda militari e
camicia giallo pannocchia con tanto di disegnini a aereoplanini. Tra 10 persone
in abito scuro risplendeva più della Cometa Halley.
Il sandalo ho
volutamente evitato di guardarlo. Ho preferito concentrarmi invece sulle facce
allibite di chi non poteva credere a quello che aveva davanti.
E io, dall’alto del
mio tubino old fashion, me la sono goduta come una giuggiola. Soprattutto
perché quando mi hanno assunto lui proprio lui continuava a ripetermi, “Tu
vieni dal marketing, non so se riuscirai ad adattarti alla formalità di questo
ambiente…”.
Magari domani glielo
ricordo. E’ che prima devo smettere di ridere.